domenica 21 febbraio 2016

Recensione Semi-Seria: Elio e le Storie Tese - Figgatta de Blanc

Ecco un nuovissimo, nonché primissimo, appuntamento con le Recensioni Semi-Serie (più semi che serie). Il 12 febbraio è uscito il nuovo disco degli Elio e le Storie Tese. “Figgatta de Blanc” (titolo parodia di “Reggatta de Blanc” dei Police) presenta una copertina gialla con uno “scarabocchio” blu. Come tutti sapete, un libro non si giudica mai dalla copertina. Ma, dato che questo è un disco, è proprio da lì che inizia la mia analisi. 
Molti, sbrigandosi molto sbrigativamente, hanno licenziato la questione, tratti in inganno anche dal titolo “Figgatta”, dicendo che la copertina rappresenta l’organo sessuale femminile. Altri, ci hanno visto citazioni di altri dischi (“90125” degli Yes e “Three of a Perfect Pair” dei King Crimson). Troppo semplice. La verità è un’altra ed è molto più oscura, inquietante e… politica! Come tutti sapete, gli Elii sono stati, prima di vendersi al potere dominante, dei giovani comunisti, capelloni e drogati. Un simbolo caro ai rivoluzionari dell’epoca era il simbolo della Pace di Gerald Holtom. Un simbolo che rappresentava valori di libertà, pace, uguaglianza e libertà. Non è una ripetizione: la seconda libertà sta per libertà sessuale. Da cantautori impegnati, quali sono da sempre, in questo album si fanno carico, come Gaber in “La mia generazione ha perso”, del fallimento e della perdita degli ideali, rinnegati e rovesciati nell’essersi venduti al Dio-Denaro e nell’esser diventati monogami (vedi seconda libertà). Rovesciati, per l’appunto: come il simbolo rappresentato sulla copertina che non è altro che il suddetto simbolo della pace a testa in giù, disegnato con mano tremante, preda di rabbia, delusione, disillusione, noia, abbandono, nulla (nella loro vita sono stati, per i motivi suddetti, sia ricchi che poveri) e lacrime (alcune sbavature del simbolo non sono dovute solo al tremore delle mani, ma ai litri di lacrime (13, per l’esattezza) versati). La rabbia, poi, deve aver preso il sopravvento, tanto da spingere il disegnatore a cancellarlo, scarabocchiandoci su. Fermatisi in tempo e tentati in un primo momento di ridisegnare la copertina da zero, hanno poi deciso di mantenerla per lanciare questo messaggio subliminale (entrando a pieno titolo nel campo dell’heavy metal e dell’animazione per bambini) e perché non avevano tempo, voglia e ulteriore denaro da spendere in una nuova copertina: “Vuoi che il disco esca per Sanremo? E noi te lo facciamo con anche una copertina figa (eh, battutone!). Quindi, c’hai anche una copertina figa, cosa rompi le balle?”.
Ma, probabilmente, queste sono tutte corbellerie, e la copertina rappresenta semplicemente l’organo sessuale femminile.
Dopo aver esposto alcune ipotesi sull’origine della copertina è il momento – e spero che i più sensibili mi perdonino – di parlare della musica. Il disco presenta quindici tracce. Ho provato a pulirlo ma continua a presentarne quindici. Così ho capito che le tracce altro non sono che graffi. La prima traccia è un’intro che cita l’intro del primo disco che presentava ventidue tracce. Quindi la qualità fisica è migliorata. Le altre quattordici sono canzoni:

Vacanza alternativa: brano molto funky, ma anche un po’ pop, ma anche un po’ demenziale, ma anche un po’ jazz con tanto di assolo di sax e intervento dell’amica trans (alias Vittorio Cosma) della nonna di Tato (“chi è Tato?”? Lo scoprirete ascoltando il disco. O forse no.) e di Paola Folli, entrambi tipici elementi jazz fin dai tempi di “Minnie The Moocher” di Cab Calloway. Voto: 9.

She Wants: Sergio Antibiotice, noto negli ambienti pornografici come Rocco Tanica, ci spiega, in un inglese degno di Laurel & Hardy ma nella versione doppiata da Sordi e Zambuto e senza accento, che la donna davvero innamorata è retroattiva. Voce vocoderificata (come in “Shpalman”, per intenderci) come non si sentiva da tempo. La parte finale della canzone è in italiano ma, considerata la difficoltà del britannicissimo Antibiotice nel parlare la nostra lingua, è stata affidata a Paola Folli. Voto: 8.


Parla come mangi: brano pop-rock che, in un periodo in cui le discussioni ruotano principalmente intorno a tante cose, discute su un tema linguistico molto attuale: avete presente la mania di usare termini britannici inglesi (“britannici” l’ho usato già nella riga  di sopra)? Per gli Elii, invece, l’errore è quello opposto: utilizzare termini italici. Dunque, secondo una mia personalissima, e dunque assolutamente corretta, chiave di lettura, gli Elii vogliono dirci che dobbiamo parlare inglese perché ormai mangiamo roba inglese. O americana. Ma, siccome alla fine la differenza tra un pudding (britannico) e un cheeseburger (americano) si nota solo dal loro accento e loro sono un po’ restii a parlare, il termine “inglese” è considerato corretto per entrambi. Voto: 8,5.

Il mistero dei bulli: il bullismo è un problema della nostra società? Falso: è sempre esistito, come il lavoro più vecchio del mondo, il quale è nato proprio per i bulli che, ovviamente, nessuna donna fila, e colei che li fila merita di essere definita praticante del lavoro più vecchio del mondo. Gli Elii dicono che questo brano è il tanto atteso “Ragazzo della via Gluteo”. Forse l’hanno detto perché è vero. O forse perché così i fan non rompono più con questa storia. Voto: 8,5.

China Disco Bar: integrazione sì, però non ve ne approfittate che c’è gente che deve riposare ché tra poche ore si sveglia. Bel brano dance con annessi amore e prole sino-lumbard. Voto: 8,5.


Il quinto ripensamento: brano dance sanremese scritto da Murphy, Belisari, Civaschi, Conforti, Fasani, Beethoven. E questo può già bastare. Voto: 8.


Bomba intelligente: avete presente cos’è un capolavoro? No? Ascoltate “Bombra intelligente”, pezzo poetico e ironico al tempo stesso scritto da Francesco Di Giacomo, cantante del Banco Del Mutuo Soccorso scomparso nel 2014. Cantato da lui (aveva registrato la voce prima di morire, quindi non scatenate un altro “caso Pelvicaro” e/o non accusate gli Elii di fare sedute spiritiche), ri-arrangiato e suonato da Dio (che hanno dimenticato di ringraziare nel libretto) dagli Elii. Straordinario il doppio assolo finale: chitarra elettrica suonata da Cesareo nel canale audio sinistro e violino distorto suonato da Mauro Pagani nel canale audio destro. Anche di Pagani si sono dimenticati nel libretto. Ah, già: Dio è lui. Voto: 10.

Inquisizione: se hai paura di bruciare non puoi sviluppare un libero pensiero. Ecco perché il sole e l’altre stelle stanno lì, mosse dal pensiero (di pensiero) di qualcun altro. Ah, attenti a Faso col baso. Voto: 9.

Ritmo sbilenco: altro capolavoro, futuro manifesto del neo-progressive, nonché dell’anti-regressive e del neo-anti-regressive. Gli Elii fanno Musica con la “M” Maiuscola maiuscola! Indovinate chi c’è alla voce femminile? Esatto: Aretha Franklin. Ma quella bianca. Voto: 10.

Il rock della tangenziale: brano rock più rap nato, e lo sottoscrivo, per essere estratto come singolo e circolare in radio e nelle zone a traffico limitato. Il “più rap” si riferisce alla pur breve partecipazione di Zio Ax. Per voi plebei, J-Ax. La canzone più breve del disco (2:15 circa). Voto: 8.

Cameroon: ci sono musicisti che sanno suonare di tutto, i cori russi, la musica finto-rock, la new wave italiana, il free-jazz-punk inglese, anche la nera africana. Perché non suonare quest’ultima? E perché non far cantare di nuovo Paola Folli? Voto: 9.

I delfini nuotano: di questa canzone (forse) antirazzista non vi dico nulla perché è talmente assurda e talmente bella (ma forse non al primo ascolto) che dovete gustarvela da soli. Voto: 8,5.


Il primo giorno di scuola: la conoscete tutti perché è uscita a settembre con i disegni di Sio. Ma qui è stata arricchita (e migliorata) con altri suoni (trombe). Voto: 8.


Vincere l’odio: dodicesimo posto a Sanremo. Lo so, è brutto da dire. Ma pensa che lo ha deciso lo stesso popolo che per venti anni ha votato Berlusconi… che ti aspettavi? Voto: 9.

In questo disco gli Elii hanno ripreso a lavorare collettivamente, Elio ha ripreso a suonare il flauto traverso, hanno dissequestrato la chitarra a Cesareo, hanno liberato Paola Folli e hanno ridato il giusto spazio agli intermezzi comici (con un Vittorio Cosma brillante)… Cosa si può volere di più? Magari una ghost-track nata dalla fusione delle due canzoni sanremesi? C’è anche quella.


VOTO: 9.

PS: Il disco è uscito anche in un'edizione molto speciale, allegata ad un vibratore che riproduce file audio mentre... vibra. Idea di Sergio Antibiotice, sicuramente. E l'ideale sarebbe utilizzarlo riproducendo "She Wants".

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